Le storie di otto artisti trentini, i quali nel periodo che va dall’alba del Novecento alla caduta del muro di Berlino hanno trascorso un periodo significativo (quasi tutti più di dieci anni) nella Ville Lumière, il luogo che ha fatto la storia dell'arte nel mondo. Alla mostra, che propone quaranta tra dipinti e sculture, si affianca un’ampia pubblicazione.
CANALE DI TENNO - La Casa degli Artisti «Giacomo Vittone» di Canale di Tenno propone dal 21 settembre al 10 novembre la mostra «Parigi. Artisti trentini, 1900-1989», frutto di una ricerca inedita che indaga le storie di otto artisti trentini.
Un progetto che desidera raccogliere la traccia dei destini e le esperienze artistiche di chi ha vissuto a lungo a Parigi, una città vibrante d’arte, un luogo di fascinazione e di formazione per molte generazioni di artisti. Un’esposizione che per la prima volta fa incontrare le diverse strade che hanno portato nella città della Senna pittori e scultori che dal Trentino hanno fatto germogliare i loro talenti, anche grazie all'esperienza parigina. Un’apertura di orizzonti che la Casa degli Artisti propone al pubblico in coincidenza delle Giornate europee del patrimonio, promosse dal Consiglio d'Europa con l'appoggio della Commissione europea, per sottolineare l'importanza e la dimensione senza confini dell'arte.
Alcune partenze appaiono più armoniche, altre dei veri e propri salti nel vuoto. Sono le storie, i percorsi personali e le traiettorie dell’anima di Romualdo Prati, Fernando «Cian» Ciancianaini, Silvio Clerico, Tullio Garbari, Paolo Vallorz e Renato Ischia, artisti che nel corso del Novecento hanno scelto Parigi come patria elettiva. Anche se molti di loro hanno già frequentato l’ambiente artistico delle accademie, la partenza per Parigi rappresenta la scelta personale, la direzione precisa dove imprimere il passo e maturare la propria personalità artistica. Per questo lo slancio nel partire è di sola andata e porta con sé la scelta di trasferire la propria vita e la quotidianità nella capitale francese. In mostra si incontrano inoltre due storie, una dei primi anni del Novecento e una della seconda metà del Novecento, più formative e di passaggio che di lunga permanenza: quelle dei pittori Orazio Gaigher e Gianluigi Rocca.
Le loro storie e i loro destini hanno incontrato i diversi momenti della storia europea e della vita artistica parigina. A partire da Romualdo Prati, nipote di Eugenio e Giulio Cesare Prati, che nel pieno della Bella Epoque (1904) si trasferisce a Parigi iscrivendosi all'Accademia Colarossi e partecipando a diverse esposizioni. Resterà a Parigi fino al 1914, una medaglia d'oro e due d'argento al Salon degli artisti. Negli stessi anni Romualdo Prati incontra un altro pittore che nel 1906 da Levico parte per Parigi, Orazio Gaigher, fine ritrattista che nella città della Senna conosce Roberto Fleury e Eugenio Carrière. Fernando Ciancianaini detto Cian si forma come scultore a Parigi alla fine degli anni Venti, dove conosce la compagna della sua vita Sara Maccarini e dove pratica l'arte della scultura sotto la guida di Léo Laporte-Blairsy, rinomato scultore e cesellatore francese. Torna a Torbole nel 1939, dove prosegue la sua attività di scultore con una serie di opere pubbliche. Da Arco, dopo l'Accademia di Brera, è il pittore Silvio Clerico a partire per Parigi, dove si sposa nel 1928 e dove muore nel 1969. È ancora Parigi ad affascinare il pittore di Pergine Tullio Garbari (diciottenne, ha esposto a Ca' Pesaro con Boccioni, Rossi e Casorati), che vi si trasferisce nel 1931, con il desiderio di un approdo importante nel suo intimo percorso artistico, ma dove muore nell'ottobre dello stesso anno. Il pittore Paolo Vallorz parte nel 1951 da Caldes per tracciare un percorso artistico che consacrerà la sua personale visione della pittura, coniugando sperimentazione e paesaggio dell'anima. Lo scultore di Arco Renato Ischia sceglie Parigi nel 1967: dopo l'Accademia a Firenze, si forma all'Ecole Nationale Superieure des Beaux Arts con Georges Adam, Etienne Martin e René Collamarini, per diventare poi l'assistente di Fenosa Apel-les, grande amico di Pablo Picasso. Resterà a Parigi fino al 1979. Un’altra storia raccontata dalla mostra, ma con discontinuità di permanenza, è quella del pittore Gianluigi Rocca (a Parigi nel 1979 e nel 1980).
Durante tutta la durata della mostra sarà in visione continuativa un estratto di 52 minuti di un documentario sul ritorno, nel febbraio del 2018, di Renato Ischia a Parigi, dove lo scultore arcense ha ripercorso i luoghi della formazione artistica e quelli della quotidianità, e incontrato alcuni vecchi amici e compagni d’arte. Il reportage, in bilico tra passato e presente, è stato realizzato da Roberta Bonazza (ideazione e regia) e Luciano Stoffella (riprese e montaggio), con la collaborazione dell'associazione Il Sommolago. Il documentario integrale sarà presentato alla prossima edizione di Pagine del Garda, la rassegna dell’editoria gardesana che si svolgerà dal 9 al 17 novembre al Casinò municipale di Arco.
Roberta Bonazza, coordinatrice della Casa degli Artisti «Giacomo Vittone», cura la mostra e la pubblicazione, quest’ultima con contributi di Fiorenzo Degasperi, Roberto Facchinelli, Ferdinando Martinelli, Alberto Pattini e Paola Pizzamano.
La Casa degli Artisti «Giacomo Vittone» è gestita dai Comuni di Arco, Riva del Garda e Tenno, quest’ultimo ente capofila.
Ufficio stampa dei Comuni di Arco e di Riva del Garda: Michele Comper.